People
Ceramica tra passato, presente e futuro. Intervista con Stefano Mirti
Tempo di lettura: 10 minuti

La ceramica è uno dei materiali più interessanti di tutta la storia dell’umanità. Le ceramiche più antiche trovate dagli archeologi vengono datate a circa 25.000 anni fa. Questo è emozionante e a me fa un’impressione incredibile.
Quali i meriti della ceramica per essere divenuta il materiale d'ispirazione di un progetto come "Ceramic Futures" di cui tu sei uno degli ideatori?
La ceramica è uno dei materiali più interessanti di tutta la storia dell’umanità. Le ceramiche più antiche trovate dagli archeologi vengono datate a circa 25.000 anni fa.
Questo è emozionante e a me fa un’impressione incredibile.
In che senso?
Quando siamo venuti a Sassuolo, a visitare il distretto, abbiamo visto numerosi stabilimenti. Eravamo assieme quando ci avete portati a vedere le vostre produzioni nello stabilimento di Casiglie. Ecco. Eravamo lì, era la primavera 2013 e c’erano numerose persone affaccendate a marchingegni incredibili a produrre ceramiche sofisticatissime. A me fa impressione pensare che 25.000 anni fa c’erano delle altre persone affaccendate a marchingegni (per loro incredibili tanto quanto) a produrre anche loro ceramica sofisticassima.
La ceramica è dunque connaturata alla storia dell’uomo...
Si, assolutamente. Ci sono dei momenti, delle situazioni, in cui risulta evidente che la storia dell’uomo è in prima istanza cultura materiale. Quando si visita uno stabilimento dove si produce ceramica, questa evidenza è palese e lampante: e’ sotto i nostri occhi.
Allora, se uno pensa ai forni che si usavano nella preistoria o nell’Antico Egitto, il tutto diventa incredibilmente emozionante: si ha questa chiara sensazione di fare parte di un flusso di idee, di ingegni, di intelligenze che da migliaia di anni lavorano in maniera omologa.
Mi piace questo tuo guardare al passato...Visto il nome del vostro progetto (Ceramic Futures), immaginavo che avresti parlato solo di futuri immaginifici e fantascientifici.
Ipotizziamo che il sistema cosmogonico immaginato da Dante sia vero. Allora c’è poi un momento dove uno che stava a Sassuolo nel 2013 incontra uno che viveva nei Carpazi, 25.000 anni fa, e per attaccare bottone dice: “Mi scusi, ma lei che mestiere faceva?” E l’altro risponde: “Ma, io ero un ceramista, non so se ha presente...”. A quel punto, arriva un altro che viveva nel delta del Nilo (diecimila anni fa) e si presenta: “Piacere, ma che combinazione, anche io ero un ceramista”. In dieci minuti, si forma un capannello dove centinaia di persone (di epoche e geografie diverse) iniziano a chiacchierare di gusto, accomunati dal fatto di essere lavoratori della ceramica. E l’aspetto più affascinante è che hanno un sacco di cose da raccontarsi, come se fossero vecchi amici.
Questo guardando al passato, e guardando al futuro?
Uguale direi. Perché ognuno di questi signori del passato, cercava in continuazione di affinare le sue tecniche, di sviluppare nuovi marchingegni che gli avrebbero permesso di migliorare i suoi processi di produzione e i suoi prodotti.
Questo è capitato nei 25.000 anni passati e per quello che possiamo capire capiterà per i prossimi 25.000. Immagino che nel 27.013 ci saranno degli archeologi che scavando tra Sassuolo e Modena troveranno i misteriosi macchinari di civiltà sepolte e scomparse...
Venendo al vostro progetto, quali secondo te sono gli aspetti più interessanti di "Ceramic Futures"?
E’ un primo esperimento in cui si incrociano le dinamiche dei social media con il mondo della produzione ceramica. I risultati sono interessanti direi. Mettere in relazione digitale gli studenti di quattro università europee a farli lavorare in remoto, ma in costante collegati.
Rendendo tutto il processo visibile, condiviso, aperto a tutti. L’altro giorno guardavo le varie pagine web dei ragazzi che hanno partecipato e mi colpiva non solo la finezza dei loro lavori, ma anche la qualità della documentazione da loro trovata. C’erano un sacco di riferimenti e spunti interessantissimi. Lavorare in questo modo è forte, è efficace. E’ contemporaneo e i risultati confermano la nostra idea iniziale.
Che era?
Generare un corto circuito positivo tra le tradizionali tecniche della filiera produttiva ceramica con i meccanismi più estremi del mondo dei social media. Prendere la produzione industriale e incrociarla con Facebook e Twitter. E poi stare a vedere che cosa sarebbe venuto fuori.
Quali sono gli aspetti più interessanti di questo processo che avete fatto partire con “Ceramic Futures”?
Le intersezioni e le relazioni tra i partecipanti. Questo fatto prodigioso grazie al quale i progetti si intersecano. Quello che trova uno è immediatamente a disposizione di tutti. La mia ricerca può essere utilizzata da un altro e viceversa. Una vera e propria comunità dove le relazioni che si stabiliscono tra le diverse persone sono importanti tanto quanto i risultati finali di ognuno.
Rispetto a questa esperienza, quali credi siano le leve principali a disposizione della ceramica (e del comprensorio) per promuoversi al meglio?
Mi sembra di poter dire che siamo in un momento di passaggio, di transizione. La comunicazione (così come la promozione e il marketing) stanno mutando radicalmente e questo impatta profondamente qualsiasi settore delle attività umane. Prima si comunicava in maniera univoca (dall’alto verso il basso), ora invece, alla comunicazione tradizionale fatta di comunicati stampa, stand nelle fiere e cataloghi, si affiancano forme completamente altre e nuove. Riuscire a capire come usare questi nuovi strumenti è affascinante non solo come sfida intellettuale e concettuale: è affascinante perché ci mette a disposizioni strumenti potentissimi con i quali si riescono a fare cose incredibili.
Quindi questi nuovi strumenti di comunicazione sostituiranno quelli precedenti?
No, affatto. Gli strumenti precedenti rimangono. Semplicemente è arrivato un nuovo layer che si va a sovrapporre al mondo precedente. I soggetti che riusciranno a utilizzare al meglio gli strumenti tradizionali affiancandoli a quelli nuovi, sono quelli che nel mondo del futuro (cioé, nel mondo del presente), riusciranno a tirare fuori il meglio. Nulla di nuovo peraltro.
E’ stato sempre così. Il progresso tecnologico non vive di sostituzioni. Il progresso tecnologico (in qualsiasi campo) vive di ibridazioni, di innesti, di sovrapposizioni tra tecniche e tecnologie di periodi diversi. E’ così anche adesso: ogni epoca ha le sue innovazioni con cui fare i conti. Esattamente come era per i nostri antenati impegnati a cuocere figurine ceramiche 25.000 anni fa...