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Ifdesign studio Milano

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Intervista a Franco Tagliabue ed Ida Origgi; Ifdesign Studio Milano

Cosa significa per Franco Tagliabue ed Ida Origgi architettura oggi?

Oggi, come ieri (ma forse qualcuno dei nostri colleghi lo dimentica), dobbiamo essere in grado di convincere i nostri committenti a porre sul tavolo tutte le loro esigenze più che i loro desideri, convincerci a non rappresentare noi stessi ma formalizzare le loro aspettative e poi, come per incanto, svanire nel nulla. Bisogna capire che le persone non hanno bisogno di noi, ma delle nostre opere. La qualità architettonica non è quella che si vede ma quella che si trasmette in via subliminale. La migliore musica si fissa nelle nostre menti e ci colpisce al cuore senza che noi ne comprendiamo i motivi. L’utente architettonico somiglia molto a quello musicale. L’architetto migliore è quello che lascia protagonista l’abitante di un luogo, ma capace di donare l’anima ad uno spazio. Connotare credo sia la parola giusta.

Poi sicuramente la capacità di operare nelle condizioni attuali. L’Italia detiene una grandissima risorsa che non si accorge di avere. I nostri buoni architetti si sono adoperati per ottenere risultati stupefacenti per qualità, efficacia ed onestà intellettuale in un contesto obiettivamente impossibile. È uscito da qualche giorno un numero bellissimo della rivista Lotus (tra le poche ancora in grado di fare cultura) che offre un panorama sull’architettura italiana teorizzando che questa capacità di lavorare nelle difficoltà sia un modello esportabile nella crisi globalizzata. È una provocazione bellissima. Consiglio la lettura.

 

Ci potete illustrare brevemente quali sono i punti cardine del progetto Centro Civico NoiVoiLoro?

Sono quelle tracciate sopra. Per autofinanziare le attività di assistenza questa associazione Onlus (sostenetela: www.noivoiloro.it) produce ed ospita eventi che ne fanno il centro di aggregazione più importante del comprensorio. Siamo stati in grado di trasformare una debolezza in una forza ma, senza un solo euro di finanziamento pubblico, abbiamo dovuto immaginare un edificio “in progress” con un budget bassissimo (meno di 300€/mc), una sorta di organismo in crescita intorno a due grandi spazi aperti. Ogni edificio è autonomo ed insieme familiare con gli altri. Poi come patchwork di rivestimenti diversi, un supporto di superfici possibili.

Ognuno con la sua attitudine ed anche sperimentale a suo modo.

 

A che progetto state lavorando in questo momento?

Abbiamo appena terminato una prima fase per un Cluster che ospiterà 10 paesi poveri ad Expo 2015 con Alessandro Rocca e gli studenti del Politecnico e di due scuole di Mosca e Nuova York. È un’ottima iniziativa che speriamo venga portata a termine con lo stesso spirito con cui è stata pensata da Expo insieme a Luisa Collina del Politecnico di Milano

Poi due abitazioni unifamiliari, un masterplan a destinazione mista e uno start-up per una nuova catena di ristorazione.