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Intervista a Richard Hassell
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“A me interessano le potenzialità della ceramica sia da un punto di vista high-tech, cioè in termini delle tipologie di facciate ad alte prestazioni, sia da un punto di vista low-tech, cioè la bellezza del grès.”
A Singapore lo scorso novembre, in occasione del nostro Roadshow dedicato all’architettura e al mondo del progetto, abbiamo avuto il piacere di avere come relatore Richard Hassell, co-fondatore insieme a Wong Mun Summ di WOHA, uno degli studi di architettura più famosi del sud-est asiatico e che ha gentilmente accettato di rilasciarci una breve intervista.
1. Cosa significa per lei oggi creare l’architettura?
Penso che questo sia per noi architetti un periodo straordinario, nel quale ancora una volta possiamo fare una differenza anziché limitarci a un ruolo di stilisti dell’industria immobiliare. Come già accadde ai modernisti di inizio Novecento, stanno emergendo problematiche del tutto nuove a cui occorre dare una risposta. Alcune di queste problematiche possono essere affrontate a livello edilizio, ma molte altre possono essere affrontate solo a livello urbano e infrastrutturale.
Negli ultimi 50 anni gli architetti hanno continuato a concentrarsi principalmente sullo studio della forma, mentre le tipologie edilizie e il disegno urbano hanno subito una battuta d’arresto. Questo ha ridotto gli architetti al ruolo di stilisti: in molti progetti l’architetto di grido non progetta nemmeno gli interni, ma si limita a plasmare un involucro la cui realizzazione viene poi affidata nei dettagli ad altri. Il risultato è di una tristezza infinita: l’architettura ridotta all’equivalente visivo di una battuta a effetto, a un espediente di marketing, privo di qualsiasi contenuto.
Eppure, secondo noi esistono innumerevoli ambiti da esplorare in termini di densità, progettazione climatica, progettazione di spazi sociali e urbani, pianificazione urbanistica tridimensionale, strategie organizzative, forniture, infrastrutture. Queste sono problematiche importanti, in cui grazie alla sua professionalità l’architetto può fare una differenza, imponendosi come il visionario, come il leader, come la persona in grado di riunire intorno a sé esperti di ogni genere per dare vita a un insieme che è più grande della somma delle parti che lo compongono, come il paladino degli interessi dell’utilizzatore finale e del cittadino e non degli amministratori.
2. Quali pensa che siano oggi i vantaggi della ceramica dal punto di vista architettonico, e d’altro canto cosa ritiene che sia necessario fare per accrescere la popolarità di questo materiale nel mondo dell’architettura e del design?
La ceramica è un materiale stupendo, uno dei più antichi e certamente uno dei più eclettici. A me interessano le potenzialità della ceramica sia da un punto di vista high-tech, cioè in termini delle tipologie di facciate ad alte prestazioni che potrebbero essere realizzate con questo materiale, sia da un punto di vista low-tech, cioè la bellezza del grès. Poi c’è la tecnologia che imita il legno e la pietra: quali sarebbero le sue potenzialità se la utilizzassimo come strumento di design e non semplicemente per scopi imitativi? Sarebbe estremamente interessante lavorare con l’azienda produttrice per vedere se esistono possibilità applicative esteticamente valide in cui questa tecnologia possa trovare un’espressione propria.
Un altro aspetto da considerare è l’elevato contenuto energetico della ceramica: sarebbe interessante sviluppare una fornace solare, che utilizzi come fonte di calore la luce diretta del sole e possa creare una serie di condizioni del tutto particolari per un risultato estetico autonomo, al pari di quello che si ottiene con una fornace a legna. Con il progressivo perfezionamento della produzione e la realizzazione di prodotti sempre più uniformi, la tendenza è andare alla ricerca di tecniche e metodi nuovi nel segno dell’autenticità e della genuinità e di sfruttare i vantaggi della variabilità naturale. Immaginiamo una facciata a pannelli di ceramica, dove la finitura di ciascun pannello, cotto dal sole, esprime una lucentezza che riflette la variabilità della luce solare al momento della cottura... pannelli di una bellezza paragonabile alle terrecotte giapponesi.
3. A cosa sta lavorando attualmente?
Ho 2 progetti in corso:
Oasia Downtown, Singapore: Di prossima inaugurazione nel 2015, Oasia Downtown ricrea l’esperienza del giardino pensile su vari livelli dell’edificio. I giardini, ampi e rigogliosi, coprono l’intera soletta e sono pensati per un utilizzo ricreativo in un ambiente lussureggiante, oltre che come elemento costruttivo caratterizzante. Con una parte verde che corrisponde addirittura al 750% della superficie edificata, il grattacielo spiccherà per la sua unicità tra le torri di vetro del Central Business District di Singapore.
New Cuffe Parade, Wadala, Mumbai, India. Per questo progetto, che sarà completato nel 2018, abbiamo sviluppato una serie di strategie low-tech ma estremamente interessanti, allo scopo di rendere più sostenibile un complesso di grattacieli residenziali. Abbiamo creato delle fenditure nei grattacieli separando le unità abitative con aperture strutturate come grandi feritoie, per consentire a tutti gli appartamenti di ricevere ventilazione incrociata e luce naturale sull’intera superficie. Le feritoie si aprono in corrispondenza di balconi e terrazze, in modo che i residenti di tutti i piani possano avere giardini e piscine... il verde come stile di vita. Una caratteristica molto interessante sono le torri del vento progettate per aumentare l’efficienza energetica del piano interrato. Sono basate su antichi dispositivi usati ad Hyderabad, che servono per catturare il vento dominante e farlo penetrare all’interno delle abitazioni. Qui invece le utilizziamo nel piano interrato per favorirne l’aerazione naturale.
Nella gallery alcuni progetti:
New Cuffe Parade, Wadala, Mumbai (credits: Patrick Bingham-Hall)
Oasia Downtown, Singapore (credits:Patrick Bingham-Hall)
SkyVile@Dawson, Singapore (credits:WOHA)





