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Intervistando studio Piuarch...

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Intervistando studio Piuarch... - 1

<<La grande potenzialità della ceramica è l’evoluzione da un uso e un prodotto strettamente bidimensionale a uno tridimensionale.>>

Quest’anno in occasione del Fuori Salone abbiamo avuto il piacere di collaborare con lo studio Piuarch di Milano, con loro abbiamo realizzato l’installazione Punti di Vista in Statale in occasione della collettiva “ Energy for Creativity” organizzata da Interni e in mostra dal 13 aprile al 24 maggio.

Non potevamo non cogliere l’opportunità di fargli qualche domanda…

1.       Il vostro campo d’azione va dall’architettura urbana al design d’interni. Qual è il “fil rouge” che lega questi due modi di progettare?

Il nostro approccio al lavoro è lo stesso, indipendentemente dalla scala progettuale, e si basa principalmente su un’attenta analisi del contesto in cui andiamo a inserirci. I nostri riferimenti sono rappresentati dai vincoli oggettivi, dal tipo di committenza, dal contesto in cui si va a progettare, sia fisico, che economico e sociale. Si parte sempre da un’analisi attenta del luogo in cui ci inseriamo, delle condizioni climatiche presenti, ma anche dalla cultura, dall’arte, dai materiali storicamente utilizzati per le architetture di quel particolare luogo. I nostri progetti si integrano con l’esistente pur essendo riconoscibili e la cosa importante è che risultino in armonia con ciò che li circonda.

2.       Da molti anni collaborate per un’importante casa di moda. Come descrivereste l’esperienza di lavorare con una committenza così particolare e molto esigente?

Quello con Dolce&Gabbana è un rapporto nato nel 2000, abbiamo sviluppato un'esperienza importante conquistandoci la loro fiducia step by step, partendo con piccoli interventi come local architetcs per arrivare alla realizzazione di oltre 40 boutique in tutto il mondo, delle sedi di Milano, del teatro Metropol, della Factory in Val d'Arno.

Il nostro linguaggio espressivo è complementare al loro, ma il dialogo interessante, perché entrambi sono ogni giorno dentro il processo creativo e molto presenti sul progetto, con una capacità di ascolto non scontata. La moda ha condizioni temporali differenti dall’architettura caratterizzata da 'gestioni' più lunghe, ma la passione per la contemporaneità e la cura del dettaglio, sartoriale e duraturo, espressione di un lusso autentico, restano condivisibili.

Negli anni abbiamo realizzato, nel cuore di Milano, in zona Porta Venezia, una sorta di “cittadella del lavoro”, una serie di edifici per Dolce&Gabbana, uffici e showroom, che si adattavano alle diverse esigenze d’uso. Il quartiere ha la caratteristica di essere principalmente residenziale, così gli edifici vogliono fondersi con il contesto, con un’architettura molto moderna ma poco “strillata”, in grado di integrarsi con il tessuto preesistente.

3.       Tra tutti i progetti che avete realizzato ce n’è uno in particolare che più vi rappresenta? Perché?

Tra i progetti realizzati citerei il Business Centre Quattro Corti che si trova nel nucleo storico della città di San Pietroburgo, molto vicino alla cattedrale di Sant’Isacco. È un progetto di qualche anno fa ma che ci è rimasto nel cuore perché è la somma di quello che per noi rappresenta la progettazione.

Quattro Corti si inserisce gentilmente nel tessuto cittadino, il fronte esterno conserva le facciate originarie degli edifici, andando ad unire le diverse altezze con un tetto mosso e gli interni grazie a un gioco di corti colorate. Il contesto storico e urbano della città ci hanno fatto agire sull’edificio esistente citando la tipologia delle corti, riproposte in chiave moderna, ognuna ha una colorazione diversa – oro, verde, azzurro, bianco – ispirata alla ricchezza cromatica delle architetture storiche di San Pietroburgo.

4.       Secondo voi come si colloca la ceramica in architettura? Qual’ è secondo voi il “peso specifico” di questo materiale naturale e artificiale allo stesso tempo?

La grande potenzialità della ceramica è l’evoluzione da un uso e un prodotto strettamente bidimensionale a uno tridimensionale. La ceramica per acquisire nuova linfa vitale si deve staccare dalla mera riproduzione di altri materiali, risultando “finta”, per investire nella ricerca tridimensionale, che crea effetti ottici, giochi visivi e contrapposizioni di chiaro/scuro.

Un grande esempio, ancora molto attuale, è la sperimentazione spontanea degli anni ’60 e ’70, quando il prodotto era agli inizi della ricerca, Gio Ponti studiava l’infinita composizione delle forme e Nino Caruso aveva reso il prodotto tridimensionale e materico, proponendo un uso artistico nel quotidiano.

Si deve sviluppare una nuova tecnologia per ottenere dei materiali che non siano solo una copia ma un risultato di uno studio approfondito delle potenzialità nelle tre dimensioni, con il quale andare a sperimentare nell’architettura degli interni, usando la ceramica come una pelle, caratterizzata da diverse forme e texture.