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Marcello Bozzarelli, architetto a Parigi
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Marcello Bozzarelli. L’esperienza di un architetto italiano che vive nella Ville Lumière.
Cosa significa per Marcello Bozzarelli essere un architetto italiano e vivere a Parigi?
Parigi è il punto d’incontro tra le professionalità e le creatività provenienti da tutto il mondo.
In Italia ho avuto modo di formarmi come architetto in un ambiente creativo e in cui si ha la possibilità di entrare in contatto con grandi competenze costruttive e produttive.
A Parigi, oggi, posso mettere in gioco il mio know-how di esperienze maturate, per confrontarmi con un ambiente internazionale che chiede e cerca proprio quella conoscenza che solo poche realtà come l’Italia sono in grado di alimentare.
Vivere in un ambiente come questo significa quindi mettere in gioco la propria professionalità con la creatività internazionale ed ampliare la propria conoscenza con alter professionalità in progetti di ampio respiro, nei quali si ritiene indispensabile e di alto valore l’apporto progettuale dell’architetto.
Alcune brevi riflessioni sull’architettura della Ville Lumière.
Parigi. Città nella quale non si teme il confronto con la propria storia, per cui si lascia spazio a segni architettonici contemporanei capaci di renderla sempre moderna e al centro del mondo. Quando si arriva in aereo, la città si mostra in una distesa monocromatica di edifici segnati da grandi assi ed emergenze architettoniche appartenenti a mondi differenti. Infatti, ogni epoca ha lasciato il suo segno, a partire dagli interventi haussmanniani, le innovazioni delle esposizioni universali, gli interventi governativi voluti da Mitterand e l’audacia di istituzioni private, per cui tra gli edifici storici si incontrano architetture eclettiche, edifici modernisti, architetture contemporanee firmate da “archistars”, parchi e riqualificazioni urbane capaci di rendere la città vivibile in ogni sua parte. Tra tutti, il Musée du Quai Branly ha la capacità e l’autorevolezza di mostrare tale coraggio. La grande capacità progettuale paesaggistica ed architettonica francesi si fondono per crere uno spazio contemporaneo immerso in un contesto già fortemente consolidato: il verde apparentemente non controllato del giardino si fonde con le forme, i volumi, i colori e i materiali dell’architettura contemporanea per relazionarsi agli edifici in pietra monocromatici ed eleganti otto-novecenteschi fino alla maestosità della Tour Eiffel, che quasi ignara di quanto avviene ai suoi piedi, protegge ed promuove la creatività e la sperimentazione architettonica.
Il tuo punto di vista sulla fiera Maison&Objet che si sta svolgendo in questi giorni e si conclude proprio oggi, c’è qualcosa di nuovo che ti ha particolarmente colpito ?
Sono venuto dall’Italia per diverse edizioni di M&O in quanto l’ho sempre ritenuto un appuntamento indispensabile per un architetto, specialmente per chi si occupa di interior design. Nelle settimane precedenti alla fiera, ho ricevuto in studio molti operatori del settore. Nel fissare gli appuntamenti si parlava sempre di Avant o Après la fiera. Nel senso che venivano per raccogliere le nostre necessità legate ai nostri progetti per verificarle in fiera con I vari espositori e ritornare in studio con varie soluzioni ed alternative. Credo che per un progettista questo sia un forte vantaggio e un lusso che solo chi lavora a Parigi può permettersi. Al di là di tutto il sistema di eventi, vernissage, mostre e manifestazioni che ruotano intorno alla fiera e che coinvolgono I centri dell’arte e del design della città.
M&O è una fiera a tutto tondo dove si incontrano la tradizione decorativa francese, le professionalità artigianali, il design contemporaneo e le nuove tendenze, ricercate tra le nuove realtà emergenti.
Come ogni anno, ho trovato interessanti alcune proposte di produttori brasiliani, africani e del sud est asiatico. Nei miei progetti sono sempre alla ricerca di novità in grado di rendere ogni spazio sempre differente. All’interno di un’architettura contemporanea, mi piace combinare arte e design che proviene da culture ed epoche differenti, per cui sono sempre attratto e ogni volta colpito da quanto più lontano dal mio “mondo” ci sia.