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Quest’anno a Cersaie sale in cattedra Toyo Ito
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Lectio Magistralis 25 settembre ore 11. Palazzo dei Congressi, Bologna Fiera.
Sarà il maestro giapponese Toyo Ito, vincitore del premio Pritzker nel 2013 e del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2012 con il Padiglione del Giappone, che salirà in cattedra domani 25 settembre all’Europauditorium del Palazzo dei Congressi di Bologna Fiera dove racconterà lo spirito dei suoi progetti che si distinguono per la creazione di concetti architettonici estremi, definiti da lui stesso "non materiali", in cui predominano gli aspetti della leggerezza e della trasparenza.
Ito è una degli architetti più innovativi ed influenti al mondo, particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. È uno degli esponenti più significativi di quell’indirizzo architettonico che sostiene la nozione contemporanea di città simulata.
Si è laureato nel 1965 presso la facoltà di architettura dell’Università di Tokyo. Dopo un periodo di collaborazione nello studio Kiyonori Kikutake Architect & Associates dal 1965 al 1969, nel 1971 ha aperto il proprio studio Urban Robot (URBOT), a Tokyo. Nel 1979 lo studio ha cambiato il nome con quello Toyo Ito & Associates, Architects.
Toyo Ito è titolare di cattedra presso la Università delle donne di Tokyo, è professore emerito presso la University of North London ed è Visiting Professor presso la Columbia University.
Ha realizzato diverse opere molto importanti, tra le più significative la “Torre dei Venti” a Yokohama (foto in gallery), la “Mediateca” di Sendai (foto in gallery), la “Torre Mikimoto Ginza” a Tokyo, la “Serpentine Gallery” di Londra (foto in gallery), il “Taichung Metropolitan Opera House” a Taiwan, la residenza “White O” a Marbella (foto in gallery) e il “Berkeley Art Museum/Pacific Film Archive” in California. Infine, il progetto per i centri di soccorso e accoglienza sviluppato dopo lo tsunami del 2011 insieme ad altri importanti progettisti giapponesi, un esempio tangibile di responsabilità sociale dell’architettura, che intende mettere in discussione il ruolo degli architetti contemporanei, ripensando questa disciplina per ricondurla alla sua funzione originale: progettare intorno all’uomo per migliorarne la qualità della vita.







